Tutti i sanitari impegnati nell’emergenza COVID-19 hanno subito profonde ripercussioni nella loro sfera lavorativa e familiare.
Dal 20 febbraio, in una settimana, tutti gli ospedali della provincia di Bergamo si sono riconvertiti: i reparti riorganizzati, gli operatori sanitari, già in precedenza sottodimensionati, spostati dalle loro normali mansioni alla cura di pazienti gravi con Coronavirus. Per tanti professionisti questo spostamento è stato molto stressante: i pazienti ricoverati avevano quadri clinici difficili e nelle prime settimane moltissimi sono morti.
I turni sono stati fisicamente estenuanti, i DPI scarseggiavano, tantissimi colleghi si sono contagiati e alcuni sono morti. Lavorare per ore con mascherine, camici, visiere ha lasciato segni sul volto e i DPI non permettevano al corpo di respirare e traspirare adeguatamente. La perdita di liquidi, la stanchezza, i numeri eccessivi di pazienti da dover gestire, le immagini dei pazienti morti, la confusione e il senso di impotenza hanno caratterizzato i due mesi di emergenza.
L’adrenalina e il cortisolo che hanno sostenuto l’ attività lavorativa estrema dei primi mesi, adesso fisiologicamente calano, dopo la fase più dura.
Con che conseguenze?
Possono comparire:
- Sintomi da stress: dolori muscolari e articolari, problemi digestivi, insonnia, spossatezza, irritabilità, tensione nervosa, affaticamento
- Sintomi di ansia: paura, angoscia, tachicardia e senso di oppressione al petto, preoccupazione eccessiva, paura per il futuro, pensieri negativi
- Difficoltà di adattamento: umore depresso, insonnia e bassi livelli di concentrazione
- Difficoltà relazionali: rabbia, discussioni continue, eccessiva suscettibilità e insofferenza verso gli altri, difficoltà con i colleghi
- Difficoltà familiari: la gestione dell’emergenza ha sacrificato le relazioni familiari di medici e infermieri.
Che cosa fare?
Nel caso in cui compaiano questi sintomi è importante trovare spazi e momenti nella giornata per prendersi cura del corpo: idratazione, alimentazione sana, momenti di riposo e di rilassamento, passeggiate o attività fisica all’aperto, ora che sono possibili.
Quando preoccuparsi?
Quando le nostre strategie per fronteggiare lo stress falliscono, il corpo entra in uno stato di blocco. Si possono provare: senso di sconfitta, mancanza di speranza, disperazione, angoscia, depressione, intorpidimento, diminuzione dell’energia vitale, dissociazione, depersonalizzazione, stati alterati di coscienza, senso di vuoto e di confusione.
In questo caso, chiedere aiuto è indispensabile.